Operazione della Guardia di finanza di Bologna: arrestato un imprenditore, 15 indagati. Perquisizioni anche a Verona.
Usura, estorsione, attività intestate a prestanome: con queste accuse è stato arrestato nella mattinata di oggi, govedì 30, un imprenditore di Bologna, mentre perquisizioni sono in corso anche a Verona. L’operazione è condotta dai finanzieri di Bologna, con il Scico e le Fiamme gialle di Lecco, Salerno e Verona.
Provvedimenti di perquisizione sono stati eseguiti in località delle province di Bologna, Lecco, Verona, Modena e Salerno. Destinatario del provvedimento cautelare è un imprenditore, originario della provincia di Salerno e residente nel capoluogo felsineo, indagato per più delitti a lui contestati in concorso con altre 15 persone, anch’esse indagate.
Le indagini – sotto la direzione della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Bologna e con il coordinamento della Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo – hanno permesso di ricostruire il reticolato e l’operatività di un complesso di società e ditte individuali – per lo più operanti nel settore della ristorazione – formalmente intestate a soggetti prestanome, ma di fatto “gestite” dal destinatario della misura cautelare.
Il principale indagato, già gravato da pregiudizi penali e di prevenzione poiché indiziato di appartenere a organizzazione mafiose di tipo camorristico, per eludere l’applicazione delle leggi in materia di normativa antimafia, avrebbe nel tempo intestato fittiziamente a familiari e terzi compiacenti, beni e utilità riconducibili alla sua persona.
Le attività d’indagine dei finanzieri del Nucleo polizia economico finanziaria di Bologna, oltre all’ipotesi di trasferimento fraudolento di valori, hanno permesso di documentare numerose altre condotte antigiuridiche: dalla indebita percezione di erogazioni pubbliche, a episodi di usura ed estorsione perpetrati in danno di soggetti in evidenti difficoltà economiche.
Sequestrati 2 milioni di euro.
Nel corso delle indagini è stata anche ricostruita la posizione patrimoniale di tutti gli indagati, rivelatasi sproporzionata rispetto alle dichiarate fonti reddituali degli stessi, procedendo, di conseguenza, al sequestro finalizzato alla confisca “allargata” di quote sociali, compendi aziendali, immobili e altre utilità per un valore complessivo di circa 2 milioni di euro.
Tra i beni in sequestro anche i redditi derivanti dall’affitto d’azienda relativo a un’attività di pizza al taglio e d’asporto esercitata in un locale nel centro di Bologna.