Condannato all’ergastolo Enrico Zenatti, l’agricoltore di Custoza accusato di aver ucciso la suocera.
Enrico Zenatti, l’agricoltore di Custoza, è stato condannato all’ergastolo per l’uccisione della suocera Anna Turina nella sua casa di Malavicina, vicino a Roverbella nel Mantovano, il 9 dicembre 2021. La sentenza è stata emessa dalla Corte d’Assise di Mantova, che ha condannato Zenatti anche a nove mesi di isolamento diurno e al pagamento di un risarcimento di 400mila euro a ciascuno dei due figli dell’anziana.
Il pubblico ministero aveva contestato a Zenatti i reati di sfregio permanente del viso a seguito di lesioni e di omicidio volontario aggravato dal nesso teleologico, dalla crudeltà e dal rapporto di affinità, essendo la vittima madre della moglie.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Zenatti sarebbe entrato a casa della suocera per cercare un addobbo natalizio e una bottiglia. Durante la ricerca, sarebbe scoppiata una lite tra i due, culminata con una coltellata inferta dall’uomo alla suocera, che a causa di quella coltellata cadde dalle scale. Il cinquantacinquenne lasciò la casa convinto che l’anziana fosse morta, ma la figlia riuscì a contattare Zenatti che, arrivato sul posto, esortò la moglie a stare fuori dalla casa. In quei minuti, Zenatti avrebbe portato a termine il suo piano, sgozzando l’anziana.
Zenatti si è professato innocente fino alla fine, ma la Corte d’Assise ha condannato l’agricoltore, non credendo alle sue parole. La difesa ha contestato la ricostruzione effettuata dagli inquirenti, affermando che si è trattato di un processo indiziario senza prova certa. Tuttavia, la Corte d’Assise ha ritenuto che ci fossero indizi e prove sufficienti.
Condannato, e poi assolto, per l’omicidio di due donne.
Enrico Zenatti, lo ricordiamo, nel 2006 era stato condannato a 18 anni di carcere per gli omicidi di due donne, una colombiana di 38 anni scomparsa dalla sua casa nel quartiere di Borgo Trento nel marzo 2003 e una brasiliana 29enne strangolata in Borgo Venezia nel febbraio 2004. Ma nel 2008 la Corte d’Appello di Venezia aveva assolto l’agricoltore, sentenza confermata l’anno dopo anche dalla Cassazione.