Nel 2021 a Verona una media di due morti sul lavoro al mese.
Tre morti sul lavoro in due giorni a Verona: per la Cgil scaligera, “una tragedia annunciata“. Marco Accordini, 26 anni, travolto dal trattore mentre lavorava nell’agriturismo di famiglia, poi Rossano Raimondi, 52 anni, ucciso da una matassa di ferro a Legnago, e infine Giacomo Perotti, 65 anni, precipitato da un’altezza di dieci metri in un cantiere a Brenzone. Troppi.
“Come Cgil Verona esprimiamo rabbia e dolore per questi tre nuovi infortuni mortali sul lavoro accaduti negli ultimi due giorni sul nostro territorio, l’ultimo a Brenzone. Lo diciamo sempre e non ci stancheremo mai di ripeterlo: è inaccettabile che un lavoratore o una lavoratrice debbano mettere in conto l’eventualità di non riuscire a tornare a casa dai propri cari la sera o a fine turno. Eppure è quanto successo ogni giorno a tre persone in Italia nel corso del 2021″.
Dov’è la sicurezza?
“Nel Veneto sempre nel 2021 – continua la nota siglata dal segretario generale della Cgil di Verona Raffaello Fasoli – si è registrata una media di un morto sul lavoro ogni 3 giorni mentre a Verona si sono contati due morti al mese. Ad aprile 2022 gli infortuni mortali denunciati nella nostra provincia erano già 8. Queste tre nuove tragedie portano il conto almeno a 11. Benché il mondo della microimpresa o dell’autoimprenditoria non sia tradizionalmente terreno di insediamento sindacale, non fatichiamo a scorgere nelle tragedie di questi giorni i segni di una pericolosa carenza nella cultura della sicurezza”.
“Carenza che non appartiene tanto ai singoli, ma che è endemica, di sistema. Schiacciamenti, cadute dall’alto, trattori che si ribaltano: è un tragico copione che si ripete ogni giorno. Non sono più tragiche fatalità, sono morti annunciate. Troppo spesso ci raccontano che le regole sono soltanto lacci che imbrigliano. Ma quando sono condivise, ben applicate e ben contrattate, le regole ci salvano la vita. La cultura della sicurezza, abbinata ad un sistema adeguato di controlli e di verifiche, deve diventare patrimonio comune in officina come nei campi, a casa come nel tempo libero. E le istituzioni ad ogni livello devono mettere in gioco le risorse necessarie affinché questo cambiamento abbia finalmente inizio”.