Verona, finisce in manette l’ultimo dei sei indagati della banda che lo scorso 28 maggio aveva rapinato e torturato per “punirlo” un 26enne.
È stato intercettato dalla polizia nel pomeriggio di venerdì l’ultimo dei sei indagati per i reati – commessi in concorso tra loro – di tortura, rapina aggravata, lesioni personali aggravate e deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso: anch’egli, insieme agli altri cinque connazionali intercettati lo scorso 4 giugno, era stato sottoposto a fermo del pubblico ministero, ma si era reso irreperibile probabilmente dopo aver avuto notizia di quanto accaduto al resto del gruppo.
La spedizione punitiva.
L’operazione era scattata dopo le indagini coordinate dalla Procura della Repubblica e condotte della Squadra Mobile dopo la spedizione punitiva organizzata lo scorso 28 maggio da un gruppo di sei uomini ai danni di un ventiseienne, loro connazionale, che dieci giorni prima aveva cercato di trarre in salvo, senza riuscirci, uno dei due uomini finiti nel canale Camuzzoni, rendendo poi testimonianza alla polizia di quanto accaduto.
A seguito di un attento monitoraggio delle celle agganciate dal suo cellulare e dei luoghi da lui maggiormente frequentati secondo quanto emerso dalle banche dati, gli agenti della Squadra Mobile sono riusciti ad individuare l’abitazione e l’auto di un suo connazionale che, secondo quando ricostruito dagli investigatori, lo stava probabilmente aiutando a nascondersi offrendogli ospitalità.
Dopo averlo pedinato per tutto il pomeriggio di venerdì, i poliziotti lo hanno intercettato presso lo scalo ferroviario di Stradone Santa Lucia proprio mentre scendeva dal veicolo oggetto di monitoraggio: al momento del fermo, aveva in tasca circa 1500 euro in contanti, un coltello e due cellulari probabile provento di ricettazione. Il ventitreenne marocchino è ora in carcere insieme agli altri cinque connazionali.