Lo scontrino con l’immagine di Mussolini al bar Armando di Cerea, scoppia il caso.
E’ finito su tutte le cronache nazionali il piccolo bar di Cerea che emette lo scontrino fiscale con stampata l’immagine di Benito Mussolini. Lo fa da nove anni. Solo che prima lo faceva, coma ha ammesso la stessa titolare del bar, soltanto durante il mese di ottobre, per commemorare, parole sue, la “marcia su Roma del 28 ottobre 1922”.
Ora, invece, lo fa sempre. Come se quell’immagine di Mussolini fosse il marchio del Bar Armando di Cerea. Alla faccia della legge Scelba, approvata nel lontano 1952, che proibisce l’apologia del fascismo in Italia. E tra i comportamenti vietati c’è anche “la diffusione o vendita di beni raffiguranti persone, immagini o simboli” riferiti al ventennio fascista. Lei, la titolare, Maristella Finezzo, che gestisce il locale con la figlia, non sembra scomporsi più di tanto.
“I veri problemi dell’Italia sono altri, e chi è al governo sta lavorando per risolverli”, ha detto a chi l’ha interpellata sulla questione. Senza alcuna intenzione di fare marcia indietro. E anzi aggiungendo: “Chiunque mi accusi di essere fascista non mi preoccupa. Non nascondo i miei ideali, sono orgogliosa di loro. Più i comunisti si scandalizzano per i miei scontrini, più io vado avanti”.
Ma davvero è tutto normale? “Il fatto che non ci siano mai stati provvedimenti giudiziari per vietare l’uso dell’effigie di Mussolini sugli scontrini significa che non stiamo commettendo alcun reato – ha concluso -. Questa polemica, in realtà, ci sta solo regalando maggiore visibilità”.