Al processo per il crollo del ponte Morandi i familiari delle vittime del bus ungherese schiantatosi a Verona.
I familiari delle vittime della strage del bus ungherese, avvenuta il 20 gennaio 2017 vicino al casello di Verona Est sulla A4, si schierano in difesa dei familiari delle vittime del crollo del Ponte Morandi a Genova. Lo rende noto l’Aufv, Associazione unitaria familiari e vittime Odv, che venerdì 15 ottobre chiederà di costituirsi parte civile all’udienza preliminare per la tragedia avvenuta a Genova il 14 agosto 2018.
A dare la notizia è Alberto Pallotti, presidente dell’Aufv, che spiega: “Sono stato contattato da Endre Szendrei, il rappresentante dei familiari dei diciassette tra ragazzi e accompagnatori morti sull’A4 quando l’autobus che trasportava una scolaresca ungherese andò a schiantarsi contro un pilone e prese fuoco. L’associazione dei familiari delle vittime ungheresi ha chiesto di entrare a far parte della nostra associazione in modo da poter partecipare con noi al processo di Genova e manifestare così la propria vicinanza ai familiari delle vittime di quest’altra terribile strage».
Il ponte Morandi crollò la mattina del 14 agosto 2018, causando la morte di 43 persone. Il 15 ottobre, a Genova, inizierà l’udienza preliminare, che si terrà nella tensostruttura all’interno del tribunale per rispettare le norme anti-contagio. In totale sono 59 le persone imputate, oltre alle due società Aspi e Spea. Le accuse, a vario titolo, sono di crollo doloso, attentato alla sicurezza dei trasporti, omicidio stradale, omicidio colposo plurimo, falso, omissione d’atti d’ufficio e rimozione dolosa di dispositivi per la sicurezza sui luoghi di lavoro. Sono oltre 300 le parti offese che si costituiranno parte civile, tra cui il Comune di Genova, la Regione e i sindacati Cgil, Cisl e Uil.
Anche l’Aufv, che è una associazione che riunisce dentro di sé altre associazioni di familiari di vittime della strada, chiederà di costituirsi parte civile. Per l’associazione saranno presenti, tra gli altri, il presidente Alberto Pallotti e l’avvocato Walter Rapattoni, che negli ultimi anni è stato impegnato al fianco dell’associazione in diversi processi riguardanti le stragi sulla strada, come per esempio quello nei confronti di Pietro Genovese, il figlio del regista Paolo Genovese condannato a 5 anni e 4 mesi per l’incidente in cui a Roma persero la vita due ragazzine di sedici anni.
“L’iniziativa dei familiari delle vittime ungheresi di voler essere presenti, attraverso di noi, al processo di Genova non può che rafforzare il nostro messaggio e la nostra costituzione di parte civile – dice Alberto Pallotti -, negli ultimi tre anni siamo stati vicini alle famiglie ungheresi nel processo tenutosi a Verona e arriveremo a Genova forti anche di questa esperienza. Confidiamo che il giudice ci ammetta tra le parti civili, permettendoci così di essere vicini ai familiari delle vittime del crollo del ponte Morandi, così come da sempre siamo vicini a tutti i familiari delle vittime della strada”.