La decisione della Sezione Civile del tribunale di Verona: il parroco “deve” riconoscere la figlia.
Parroco veronese condannato dal tribunale a riconoscere la figlia: a deciderlo la Sezione Civile del Tribunale di Verona. Nel luglio di due anni fa, il gip aveva accolto la richiesta di archiviazione avanzata dalla procura di Verona, sostenendo che il religioso non poteva essere costretto a essere padre in quanto sacerdote. Ora invece la Sezione Civile, come riferisce il quotidiano L’Arena, ha deciso di condannare il religioso al riconoscimento coattivo della bambina nata dalla relazione tra lui e una donna 40enne residente sul Garda.
Secondo il tribunale civile, l’interesse per il bene del soggetto più debole, la minore, viene prima della condizione di religioso del parroco. Pertanto, il sacerdote è stato condannato al riconoscimento della figlia, con la registrazione all’anagrafe e il versamento di 10mila euro euro alla madre della bambina, parte dei quali considerati come arretrati per il mantenimento.
Una storia iniziata nel 2015.
La storia tra il parroco e la donna era iniziata nel 2015 in un comune sulla sponda veronese del lago di Garda. Il rapporto sentimentale era durato un paio di anni e all’inizio del 2017, a Brescia, era nata la bambina. Il parroco non aveva mai negato di essere il padre biologico della piccola, ma non aveva mai voluto riconoscerla.
Dopo cinque settimane dalla nascita della bambina, secondo il racconto della donna, il sacerdote aveva interrotto la relazione con la madre e la figlia, pur versando mensilmente una somma economica come alimenti. Nel 2017, aveva anche confessato quanto accaduto ai propri superiori, che lo avevano autorizzato a proseguire nel suo ministero limitandosi a trasferirlo dalla provincia di Verona.
La madre della bimba si era però rivolta ai carabinieri sporgendo querela contro il sacerdote, che era stato iscritto nel registro degli indagati per il reato di violazione degli obblighi di assistenza familiare. Il pm aveva chiesto l’archiviazione per il religioso, ma ora la sezione civile del tribunale di Verona ha ribaltato il verdetto: il parroco “deve” riconoscere la figlia.