Il giorno prima dell’omicidio di San Bonifacio Vania Bonvicini aveva denunciato il convivente Maurizio Tessari per lesioni e minacce.
Sono ancora tante le cose da chiarire sull’omicidio di San Bonifacio, quella coltellata fatale che ha ucciso il 46enne Maurizio Tessari. Perchè la convivente Vania Bonvicini, 49 anni, con la quale la vittima da qualche anno intratteneva una relazione a dir poco complicata, lo ha colpito, nel primo pomeriggio di martedì scorso, probabilmente al culmine dell’ennesima lite tra i due?
Sono tanti i particolari che il pm incaricato delle indagini dovrà chiarire. Anche perchè nel frattempo emergono altri dettagli. Solo il giorno prima dell’omicidio, infatti, come riporta il quotidiano L’Arena, la donna si era recata personalmente al Comando dei carabinieri di San Bonifacio e aveva sporto denuncia contro Tessari, che era anche suo cugino di secondo grado, per lesioni e minacce: “Mi picchia”, avrebbe detto. E il giorno successivo, il giorno stesso dell’omicidio, poche ore prima, aveva di nuovo contattato i carabinieri.
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Solo che poi la situazione deve essere degenerata, fino ad arrivare a quella coltellata, inferta alla schiena della vittima con un coltello da cucina. Cosa l’ha spinta a farlo? E poi ci sono i precedenti della donna: qualche anno fa la 49enne di Arcole ha patteggiato la pena di un anno dopo essere finita con la propria auto contro la moto sulla quale viaggiavano l’ex marito con la nuova compagna.
Per ora Vania Bonvicini risulta indagata per omicidio volontario: avrebbe probabilmente agito d’impeto, al culmine di una lite, afferrando un coltello trovato in cucina e colpendo il convivente con forza, tanto da perforargli un polmone. Lei stessa, dopo avere in un primo momento ammesso le proprie responsabilità, si sarebbe chiusa nel silenzio.
In mattinata, nell’interrogatorio di garanzia la donna, assistita dal proprio legale, si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Il Gip del tribunale di Verona, Maria Cecilia Vitolla, ha così confermato la misura della custodia cautelare in carcere, con l’accusa di omicidio volontario.