Morte Moussa Diarra, i dubbi del Comitato: “Fateci vedere le immagini”

Continua a sollevare polemiche e indignazione a Verona l’uccisione del giovane maliano Moussa Diarra.

A Verona, l’uccisione di Moussa Diarra, il giovane migrante maliano di 26 anni, continua a sollevare indignazione e proteste. Al punto che sulla drammatica vicenda è intervenuta anche la senatrice Ilaria Cucchi. Moussa è stato colpito a morte da un proiettile al cuore sparato da un agente della Polizia Ferroviaria all’alba di domenica 20 ottobre alla stazione di Verona Porta Nuova. La dinamica dell’incidente resta poco chiara e al centro di polemiche, con richieste di trasparenza da parte della famiglia e della comunità maliana.

Diarra era fuggito dal Mali nel 2014, dopo lo scoppio della guerra civile, affrontando un pericoloso viaggio attraverso il deserto e la Libia. Arrivato in Italia, aveva affrontato un percorso complesso per ottenere l’asilo, tra precarietà abitativa, difficoltà lavorative e un lungo iter burocratico. Negli ultimi anni viveva in un centro di accoglienza autogestito e lottava con un crescente disagio psicologico, causato, secondo i suoi amici, da un contesto di marginalizzazione e di difficoltà economiche. La notte dell’incidente, Moussa era in evidente stato di confusione e avrebbe danneggiato alcune strutture della stazione, attirando l’attenzione della polizia. Nonostante le sue condizioni, non è stato chiamato alcun supporto medico e l’episodio è terminato tragicamente con il giovane colpito a morte.

I dubbi del Comitato Verità per Moussa.

Ora il Comitato Verità e Giustizia per Moussa, nato attorno alla figura del 26enne, si pone alcune domande: “Moussa avrebbe tentato di aggredire l’agente della Polfer con un coltello, ma questa circostanza deve ancora essere verificata dai periti balistici. Da quale distanza ha sparato l’agente? Alcune fonti parlano di almeno 5 metri, il che non giustificherebbe la legittima difesa. Altre sostengono una distanza ravvicinata, ma non risulta che gli agenti siano stati feriti”.

“Non sappiamo – continua il Comitato – se sia stato effettuato un esame tossicologico sull’agente che ha sparato, un tipo di test che viene regolarmente eseguito sui conducenti coinvolti in incidenti stradali, per verificare eventuali alterazioni dovute a farmaci, sonniferi o droghe, e che a maggior ragione dovrebbe essere svolto nel caso di una morte causata da arma da fuoco”.

E poi la richiesta di poter visionare le immagini: “I video delle telecamere non sono ancora stati consegnati ai legali della famiglia, al medico legale e ai periti di parte per ricostruire la dinamica esatta dei fatti. Chiediamo che vengano messe a disposizione dei legali tutte le telecamere della stazione (interne ed esterne) e delle aree limitrofe”.

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