Dopo l’ennesimo incidente sul lavoro in provincia di Verona, esplode la rabbia dei sindacati: “Qualcosa non funziona”.
Dopo l’ennesimo incidente sul lavoro in provincia di Verona, quello di Sona, dove un uomo è precipitato dal tetto di un capannone, e a pochi giorni dall’incidente mortale di Trevenzuolo, di esplode la rabbia dei sindacati: “Si continua a morire di lavoro a Verona, segno evidente che qualcosa non funziona nel sistema economico e produttivo della nostra provincia. Ogni giorno siamo chiamati a vivere questi momenti drammatici per la vita delle lavoratrici e dei lavoratori e dei loro cari”, scrivono in una nota congiunta i segretari generali di Cgil Cisl Uil Verona Francesca Tornieri, Giampaolo Veghini e Giuseppe Bozzini.
“Oggi un altro infortunio grave sul lavoro in un’azienda veronese di Sona a poche ore di distanza dall’evento mortale in cui ieri ha perso la vita Vincenzo Arsena della Anodall Extrusion spa. Due eventualità di rischio – una caduta dall’alto e una probabile folgorazione – tra le più normate in assoluto dalle leggi e dalle buone pratiche.
La domanda che ci poniamo (e che poniamo) – proseguono – è perché, nonostante lo sforzo delle innumerevoli iniziative messe in campo per prevenire infortuni o morti sul lavoro, queste non siano sufficienti e adeguate. Non sono sufficienti le centinaia di migliaia di euro che le istituzioni hanno messo a disposizione per favorire gli investimenti in sicurezza per le imprese, non ultima la Camera di Commercio di Verona che ha investito da sola più di un milione di euro”.
“Subito un tavolo sulla sicurezza”.
“Non sono sufficienti i molti convegni organizzati dalle associazioni, dalle università sul tema della sicurezza. Non sono sufficienti le iniziative di formazione e le ingenti risorse messe a disposizione per costruire una rete che rafforzi la cultura della sicurezza. Tutto ciò non è sufficiente perché la cultura della sicurezza non è un dispositivo, ma un sistema di persone dotate della volontà e della capacità di dialogare e confrontarsi. Forse è necessario anche un maggior intervento delle forze dell’ordine e degli istituti preposti per agire, anche in modo repressivo, contro chi non rispetta le norme di sicurezza.
Da tempo chiediamo che ci sia un impegno concreto, fattuale, non formale o burocratico, di tutte le istituzioni, associazioni di categoria, parti sociali per portare la cultura della sicurezza in tutte le aziende.
Come organizzazioni sindacali chiediamo dunque alla Prefettura di aprire urgentemente un tavolo di confronto sulla sicurezza. Non per ribadire quello che già tutti sappiamo, ma affinché il messaggio della sicurezza venga finalmente recepito”.
I numeri.
“L’emergenza è attestata anche dai numeri: con una media di oltre 15 mila denunce di infortunio all’anno tra il 2019 e il 2023 (oltre 40 al giorno) di cui 30 infortuni mortali (uno ogni due settimane), il territorio veronese è tra i più pericolosi dal punto di visto lavorativo in termini assoluti a livello nazionale. Ciò che, come confederazione Cgil-Cisl-Uil, ci sembra più evidente è la necessità di recuperare una cultura del lavoro dove la sicurezza ne deve essere il caposaldo.
Troppo spesso ritmi e carichi di lavoro utili a raggiungere l’obbiettivo del guadagno, hanno trasformato i lavoratori come bene sacrificabile al dio denaro, questa è la cultura che distrugge la vita delle persone. Mettiamo al centro quindi la persona non solo facendo cultura ma anche maggiori controlli rafforzando gli organici degli istituti preposti, come ispettorato del lavoro e Spisal e forze dell’ordine”.