Operazione della Guardia di finanza: tre arresti e 12 indagati per frode fiscale, coinvolte anche aziende di Verona.
Dall’alba di questa mattina, giovedì 18, i finanzieri di Reggio Emilia stanno dando esecuzione – su delega della locale Procura della Repubblica – a tre misure cautelari degli arresti domiciliari, ad un sequestro preventivo per 1,3 milioni di euro e a una decina di perquisizioni nella zona della bassa reggiana, nei confronti di sei soggetti – indagati in concorso – che avrebbero ideato e posto in essere un’articolata frode fiscale, finalizzata all’evasione di imposte dirette e dell’Iva.
Le indagini muovono da un’attività avviata nel 2021 nei confronti di una ditta individuale avente domicilio fiscale in un comune della bassa reggiana e attiva nel settore del commercio di utensili industriali, intestata ad un prestanome avente cittadinanza extra UE.
Sono 41 le imprese coinvolte.
Lo sviluppo investigativo ha permesso di appurare come i presunti responsabili, a partire dall’anno 2015, avessero creato una serie di imprese individuali (cinque le ditte finora individuate e già sottoposte ad attività ispettiva di natura tributaria) gestite da “titolari formali” (cosiddette teste di legno) che avrebbero consentito, mediante l’emissione di “fatture per operazioni inesistenti” per un importo imponibile di 11.498.882,02 euro e Iva pari a 2.454.606,81 euro, ingenti risparmi d’imposta derivanti dall’annotazione delle fatture ad opera di altre imprese operanti nel medesimo settore economico.
Complessivamente, sono state denunciate dodici persone, di cui nove a piede libero: avrebbero preso parte all’attività fraudolenta. E sono state individuate ad oggi 41 imprese che avrebbero beneficiato di indebiti risparmi d’imposta, aventi sede legale prevalentemente nelle province di Bologna, Modena, Mantova e Verona. E che saranno oggetto di specifici approfondimenti per valutare profili di responsabilità penale in ordine all’utilizzo delle fatture false.
Il meccanismo della frode.
Il meccanismo di frode consisteva nell’emissione e utilizzo di fatture che documentavano operazioni fittizie, così da generare costi inesistenti e abbattere l’imponibile. Pertanto, nonostante le imprese avessero a prima vista una parvenza di legalità e presentassero nella maggior parte dei casi “regolarmente” le dichiarazioni in materia di Iva e Imposte Dirette, il sistema di frode permetteva alle stesse di omettere il versamento delle imposte dovute.
In taluni casi è stato addirittura appurato che alcune fatture ricevute, di importi di poche migliaia di euro, erano state falsificate con l’indicazione di importi maggiorati anche oltre i 100mila euro.
Oltre all’applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di tre soggetti ritenuti gli ideatori dell’accertata frode, l’Autorità Giudiziaria ha disposto il sequestro preventivo di disponibilità finanziarie, beni immobili e partecipazioni societarie in misura corrispondente all’imposta sottratta al fisco, pari a circa 1 milione 300mila euro, per l’ipotesi di reato di dichiarazione fraudolenta, oltre che per l’emissione di fatture per operazioni inesistenti. Reati questi che prevedono la pena della reclusione da quattro a otto anni.