Momenti di terrore per una ragazza a Verona.
Era stata costretta a cambiare ripetutamente il proprio domicilio per sottrarsi ai maltrattamenti e alle continue vessazioni messe in atto dal precedente fidanzato. Aveva trovato rifugio a casa di una coppia di amici, a Verona, ma il tentativo di fuggire da quell’uomo che nell’ultimo anno le aveva più volte usato violenza è stato vano. Martedì mattina infatti, dopo aver scoperto il nuovo domicilio della giovane, il ragazzo con l’aiuto di un complice travestito da postino, è riuscito a farsi aprire la porta di casa.
La donna, appena si è resa conto che si trattava di una trappola congegnata dall’ex compagno, ha cercato di nascondersi in una delle stanze all’interno del letto contenitore, ma mentre il complice tratteneva con la forza l’amica, la vittima è stata raggiunta dal suo aggressore che, dopo aver chiuso a chiave la porta della camera per impedirne la fuga, ha infierito su di lei per circa un’ora, prima di fuggire con i cellulari della donna in mano.
La ragazza, che immediatamente dopo l’agguato ha allertato la Polizia, è stata trasportata presso l’ospedale di Borgo Trento, dal quale è stata dimessa con una prognosi di 15 giorni per il trauma facciale con frattura dentale subito. Gli agenti delle Volanti intervenuti hanno raccolto la denuncia della vittima che ha condotto all’arresto dell’aggressore, intercettato, insieme al complice, in stradone Santa Lucia a Verona. Entrambi sono finiti in manette e, in attesa di convalida, sono stati condotti presso il carcere di Montorio.
“Si tratta – ha commentato Vanessa Pellegrino, Dirigente delle Volanti della Questura di Verona – dell’ultima testimonianza di violenza di genere raccolta dalla Polizia di Stato, da anni in prima linea per osteggiare questo crimine odioso che affonda le proprie radici nella discriminazione, che è frutto di retaggi culturali completamente superati, di stereotipi e pregiudizi. A più di un anno dall’entrata in vigore del “Codice Rosso” ancora è lunga la strada da percorrere”. “L’innovazione giuridica – ha proseguito – deve essere necessariamente affiancata da una rivoluzione culturale: non basta applicare la legge, ma è necessario assicurare alla donna l’accoglienza, le informazioni e il sostegno necessaria sfuggire dalla condizione di soggezione emotiva e di isolamento psicologico che sta vivendo. Questo è l’obiettivo che la Polizia di Sato si prefigge proponendo, ormai da 5 anni, la propria campagna di sensibilizzazione “Questo non è amore”; in tal modo, oltre ad intervenire a reato consumato per favorire l’emersione delle situazioni di violenza, si tenta di agire preventivamente, attraverso un’incisiva e capillare opera di supporto e sensibilizzazione”.