L’esito dell’autopsia sul corpo di Moussa Diarra: il colpo fatale lo ha colpito al cuore. Si attendono gli esami tossicologici.
Un colpo solo, al cuore, letale, quello che ha ucciso Moussa Diarra in stazione a Verona: il giovane originario del Mali è morto sul colpo dopo essere stato raggiunto da un proiettile al torace, esploso da un assistente coordinatore della Polfer. Il colpo, uno dei tre sparati nella concitazione del momento, ha attraversato il torace di Moussa, colpendo anche il cuore, rendendo vana ogni possibilità di salvezza. Un altro proiettile ha colpito la vetrata di un gabbiotto del parcheggio, mentre solo il primo colpo sembrerebbe essere stato sparato in aria come avvertimento. È quanto emerge dall’autopsia eseguita ieri dall’equipe dell’Istituto di Medicina Legale di Borgo Roma, alla presenza di esperti e periti.
Nessuna traccia di colluttazione.
L’autopsia non ha evidenziato altre lesioni sul corpo di Moussa, che risultava fisicamente in salute e privo di segni di colluttazione. Le uniche tracce erano vecchie cicatrici, probabile testimonianza del suo passato difficile, vissuto in un centro di accoglienza in Libia, dove aveva anche perso un fratello. Moussa, che viveva in Italia con regolare permesso di lavoro, attraversava un momento di forte disagio psicologico che, stando alla ricostruzione degli eventi, lo avrebbe portato a un comportamento alterato.
Secondo i rilievi scientifici, il proiettile che ha colpito Moussa è stato esploso non a distanza ravvicinata, come confermato dall’assenza di bruciature sul corpo. Sarà la perizia balistica a fornire dettagli più chiari su quanto accaduto.
Ora i familiari attendono il nulla osta per riportare Moussa a casa. Resta ancora da chiarire il quadro completo della vicenda, che intanto ha portato all’indagine dell’agente per eccesso colposo di legittima difesa, mentre si attendono anche i risultati degli esami tossicologici per stabilire le condizioni psicofisiche della vittima al momento dell’accaduto.
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