Indagine partita dopo la chiusura del centro massaggi di volto San Luca a Verona.
Ieri pomeriggio, i militari della sezione operativa della Compagnia di Verona, hanno tratto in arresto un quarantaduenne pakistano residente a Travagliato in provincia di Brescia, pluripregiudicato, in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa lo scorso 6 aprile dal tribunale di Verona. Il giudice delle indagini preliminari ha difatti pienamente concordato con le risultanze investigative messe a punto dai militari della sezione, allorquando, a seguito di numerosi servizi di osservazione presso il centro massaggi di volto San Luca, hanno appurato e dimostrato chi vi fosse dietro quelle donne cinesi che si prostituivano, celandosi dietro una copertura di massaggiatrici in centro benessere.
Solo pochi giorni fa, e precisamente venerdì sera scorso, i carabinieri avevano infatti tratto in arresto una donna cinese che sfruttava sue connazionali e donne pakistane all’interno del predetto centro, incassando il denaro di tutti i massaggi/prestazioni sessuali dalle ragazze tenuti, e fornendo loro abbigliamento succinto, utile per accalappiare i clienti e consumare con loro rapporti. Ma il lavoro della sezione operativa non si è fermato a quell’arresto, anzi ha preso piede con ancor maggiore incisività proprio quando si è riusciti a ricostruire la fitta trama che la spregiudicata cinese, con un pakistano suo compagno, era riuscita ad intessere per reclutare donne e “piazzarle” in almeno due centri massaggi di Verona. Analizzando spostamenti, contatti e telefoni cellulari dell’arrestata, si è risaliti all’uomo che con lei manovrava questo “commercio di corpi”, uomo cui la cinese inviava puntualmente un rendiconto mensile di quanto le ragazze fossero riuscite a guadagnare nell’arco delle singole giornate “lavorative”.
Uomo che reclutava ed assoldava queste donne sfruttate, che pagava l’affitto dei locali dei centri massaggi e si assicurava del fatto che tutto venisse loro fornito per l’attività di prostituzione (abiti, trucchi, preservativi, salviette, olii per massaggi in parti intime del corpo e così via). Il lavoro degli uomini dell’arma, concluso in tempi serrati e frutto di analisi di ogni dato potesse risultare utile a ricostruire il dietro le quinte del mondo della prostituzione in centri benessere, è stato così presentato al magistrato titolare dell’attività, che ha richiesto ed ottenuto dal giudice delle indagini preliminari la misura cautelare della custodia in carcere per il pakistano che, insieme alla cinese già arrestata, si era reso parte inequivocabilmente attiva in questo meretricio.
Così, appena ricevuta l’ordinanza, i militari hanno messo le manette, dinanzi a un secondo centro benessere (anch’esso posto sotto sequestro) in via Trevisani, al pakistano, che risponderà di sfruttamento e induzione alla prostituzione, al pari della compagna cinese già condotta a Montorio venerdì scorso.