I carabinieri hanno tratto in arresto P.G., un 47enne residente a Bussolengo.
Nella mattina di ieri, sabato 17 aprile, i carabinieri di Bussolengo hanno tratto in arresto P.G., un quarantasettenne di origine calabrese, residente in quel centro, pregiudicato, in esecuzione di un provvedimento di aggravamento della misura cautelare del divieto di avvicinamento alla sua ex compagna, cui era già sottoposto. La misura predetta gli era stata applicata dal tribunale di Verona nel febbraio scorso in relazione al reato di atti persecutori in danno della vittima, accertati da accurate indagini proprio dai carabinieri di Bussolengo.
La donna, madre di un bambino di due anni avuto dalla relazione con P.G., qualche mese prima, aveva sporto una denuncia ai carabinieri di Bussolengo per atti persecutori nei suoi confronti poiché il comportamento minaccioso e aggressivo dell’uomo, manifestato attraverso continue telefonate e messaggi, nonché appostamenti sotto la sua abitazione, l’aveva fatta piombare in uno stato d’ansia e di timore per sé e per suo figlio tali da farla sentire costantemente in pericolo. Le immediate indagini svolte dai militari di Bussolengo sulla vicenda, consentivano di raccogliere gli elementi investigativi che acclaravano le responsabilità dell’uomo, tali che il Pubblico Ministero, per quest’ultimo, richiedeva ed otteneva dal giudice per le indagini preliminari di Verona una prima misura cautelare di divieto di avvicinamento alla donna.
Le prescrizioni di tale provvedimento, sebbene rispettate inizialmente, venivano completamente disattese nel momento in cui la donna informava P.G. di una particolare e delicata cura sanitaria alla quale il loro comune figlio doveva essere sottoposto. Da quel momento in poi l’uomo le telefonava almeno tre volte alla settimana esternando insulti e minacce di morte verso tutti, anche all’indirizzo del nuovo compagno della donna, al punto che questa si trovava costretta a integrare la sua precedente denuncia ai carabinieri di Bussolengo dei gravi e ulteriori comportamenti di P.G.. Tenuto conto soprattutto dei suoi trascorsi penali che evidenziano una personalità pericolosa in relazione all’indole dei reati commessi, il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Verona emetteva quindi la misura più afflittiva della custodia cautelare in carcere.