Verona e il Veneto capofila nello studio sugli anticorpi monoclonali.
Parte da Verona lo studio sugli anticorpi monoclonali, con il Veneto a fare da apripista a livello nazionale. “In Veneto sono state somministrate 2.000 terapie, su altrettanti pazienti. Di questi 420 sono veneti e a Verona di queste somministrazioni ne sono state fatte 115″.
Lo ha spiegato Evelina Tacconelli, direttrice dell’Unità operativa complessa di Malattie infettive e tropicali dell’azienda ospedaliera universitaria integrata Verona, illustrando lo studio denominato “Mantico”, condotto sugli anticorpi monoclonali. Lo studio è nazionale, ma tutti i dati confluiranno su Verona. Si tratta del primo di questo genere in Italia, con il preciso obiettivo di aprire nuove prospettive rispetto alle cure dei pazienti specie nella fase iniziale della malattia.
“Gli anticorpi monoclonali devono essere somministrati il prima possibile – ha infatti spiegato Evelina Tacconelli – quando il paziente non ha ancora i propri anticorpi e non necessita di ossigeno, è sufficiente un tampone rapido per far scattare il trattamento. A Verona ne abbiamo fatte 115, equamente distribuite tra maschi e femmine. Sono tute persone con più di 70 anni e con almeno una patologia severa concomitante”.
“Le percentuali parlano chiaro – ha continuato -, questo tipo di categoria di persone, il 27% secondo gli studi subiscono un ricovero e di questi il 25% muore. Invece, noi, di questi pazienti trattati con monoclonali ne abbiamo ricoverati 14, contro i 35 che avrebbe previsto la media e non abbiamo avuto nessun decesso su 6-7 previsti”.