Tra gli indagati anche l’ex sindaco Flavio Tosi
Sono durate oltre due anni le indagini che hanno portato oggi le squadre mobili di Verona e Venezia a indagare 26 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione mafiosa, traffico di sostanze stupefacenti, riciclaggio, estorsione, trasferimento fraudolento di beni, emissione di false fatturazioni per operazioni inesistenti, truffa, corruzione e turbata libertà degli incanti, talora aggravati da modalità mafiose. Fra loro 17 sono destinatari di custodia cautelare in carcere, 6 agli arresti domiciliari e 3 obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria. Nell’ambito del bliz sono stati sequestrati ben per 15 milioni di euro.
“Per la prima volta la criminalità organizzata tocca il territorio veronese, dopo Eraclea e Padova – spiega il procuratore distrettuale antimafia, Bruno Cherchi – le ipotesi che avevamo fatto in passato sulla criminalità organizzata stanno dando riscontri su una situazione che deve essere attentamente considerata. Si tratta di un pericoloso segnale d’allarme che dovrebbe allarmare la società civile per la pericolosità dei contatti tra amministrazione e politica e criminalità organizzata”. Le indagini hanno dimostrato che gli indagati, legati alla ‘ndrangheta calabrese, della cosca Arena-Nicoscia avevano avuto contatti importanti con la società pubblica di gestione dei rifiuti Amia di Verona.
L’ex sindaco di Verona, Flavio Tosi, è tra gli indagati nell’inchiesta della Dda di Venezia. Nei confronti dell’ex sindaco l’accusa è concorso in peculato. (Repubblica.it)
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