Un’infinità di immagini e video a sfondo pedopornografico, un archivio di file dai contenuti raccapriccianti
quelli trovati mercoledì sera dagli agenti della Polizia postale di Verona nello smartphone di un giovane insegnante – P. A., le sue iniziali – giunto dalla provincia di Napoli a quella di Verona grazie a un contratto di insegnamento a tempo determinato che sarebbe dovuto terminare a giugno ma che, vista la gravità di quanto accaduto nelle ultime ore, subirà inevitabili ripercussioni.
Il giovane docente infatti è stato tratto in arresto in flagrante e condotto in carcere con l’accusa di essersi procurato e di aver detenuto «consapevolmente – gli si contesta nel capo di imputazione stilato dalla Procura scaligera- materiale pedopornografico realizzato utilizzando minori di anni 18, nello specifico 865 file video di soggetti minori pari a circa 4,70 GB di spazio (file allo stato visionati 10mila su 100.000)» contenenti scene con «soggetti dell’apparente età compresa tra i 6 mesi e i 14 anni con adulti, in cui i minori sono picchiati e seviziati».
L’accusa e la difesa
Un reato già di per sé pesante e ulteriormente aggravato dall’«ingente quantità del materiale rinvenuto»: per questo il pubblico ministero Paolo Sachar aveva chiesto la misura della custodia cautelare in carcere a Montorio, dove venerdì mattina in teleconferenza P. A., assistito dall’avvocato Ginetta Bono del Foro di Verona, è stato sottoposto all’interrogatorio di garanzia nel corso dell’udienza per la convalida dell’arresto che si è tenuta davanti al giudice per le indagini preliminari Paola Vacca.
Il giovane «prof» indagato si è formalmente avvalso della facoltà di non rispondere, ma ha spontaneamente dichiarato di ammettere l’addebito, di volersi scusare, aggiungendo che scaricare quei file non sarebbe stata una sua scelta, bensì il risultato di un automatismo insito nel telefonino.
Stando al gip, «sicuramente sussistono i gravi indizi di colpevolezza», tuttavia «va rilevato come l’indagato sia soggetto totalmente incensurato, che potrebbe facilmente beneficiare di una condanna lieve, anche a pena sospesa». Per questo motivo, da parte del giudice Vacca, «si ritiene – si legge nell’ordinanza emessa venerdì e con cui è stato convalidato l’arresto in flagranza ma rigettata la richiesta della Procura di custodia cautelare in carcere per il giovane docente – che non debba essere adottata alcuna misura cautelare, né interdittiva, posto le prime sono inibite dalla favorevole prognosi circa la sospensione della pena, e che le seconde non sono idonee a prevenire la reiterazione della condotta criminosa». Per questo, ne è stata ordinata l’immediata liberazione. (Corriere.it)
Be the first to comment on "Verona, nello smartphone del docente un archivio di file pedoporno"