È nato 10 giorni fa Kiki, pulcino di gru della Manciuria al Parco Natura Viva, unico pulcino in Italia di questa specie in via d’estinzione.
Al Parco Natura Viva è nato Kiki, unico pulcino di gru della Manciuria. È nato 10 giorni fa e non ha ancora nulla dell’eleganza tipica di una gru, eppure non teme di seguire impavido mamma e papà per guadare il ruscello che scorre nel suo habitat al Parco Natura Viva di Bussolengo. Si chiama Kiki, è l’unico pulcino d’Italia di gru della Manciuria, specie vulnerabile di estinzione secondo l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura. In tutti i parchi zoologici d’Europa, vivono solo 194 individui di questa specie a presidiare un patrimonio genetico che in natura va scomparendo. Comunque Kiki, ancora un po’ incerto sulle sue zampette, segue fiducioso mamma e papà in tutte le loro esplorazioni dell’habitat in cui vivono, tutto all’insegna della scoperta per il cucciolo, pronto nel suo piccolo a portare avanti quest’affascinante specie.
“Zampetta ovunque”.
“Terzo pulcino di una coppia molto affiatata nell’allevamento della prole, Kiki zampetta ovunque pur di incontrare il lungo becco dei genitori. Insetti, invertebrati acquatici o qualche filo d’erba: i tre possono nutrirsi di tutto ciò che trovano tra il prato, lo stagno e gli arbusti, così al momento del pasto portato dai keeper non è detto che abbiano molta fame”.
Prosegue Spiezio: “Dalla deposizione alle prime esplorazioni, passando per la schiusa, i genitori sono stati sempre presenti e totalmente autonomi in tutte le fasi. Il pulcino viene accudito da entrambi i genitori che a volte sembrano competere per avere le attenzioni del piccolo. Il papà non manca di anticipare mamma e piccolo sugli spostamenti esplorativi, per poi invitarli a seguirlo o tornare da loro per scarso interesse. Mamma invece, continua a cercare tra le foglie le prelibatezze da offrire a Kiki”.
È proprio l’habitat in cui vivono le gru della Manciuria, caratterizzato da zone umide, a mettere a rischio la sopravvivenza di questa specie, come spiega la responsabile Spiezio: “È soprattutto la conversione in terreni agricoli a causare la perdita e il degrado degli ecosistemi acquatici necessari alla vita delle gru, alla quale si aggiunge la proliferazione delle dighe, che riduce il livello dell’acqua facilitando l’accesso dei predatori ai nidi. Un’eventualità, quella di un ulteriore declino, di fronte alla quale dobbiamo farci trovare pronti”.
Si rivela quindi molto significativa la nascita di questo piccolo di gru, non solo per lo zoo di Bussolengo, ma per tutta la sua specie.