I carabinieri hanno arrestato a Bussolengo un 26enne per spaccio di sostanze stupefacenti.
Nel pomeriggio di ieri, domenica 16 maggio, i carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Peschiera del Garda, nel corso di un servizio di controllo del territorio, hanno tratto in arresto per spaccio di sostanze stupefacenti E.J.A., un ventiseienne di origini marocchine e residente nella provincia di Verona, con precedenti di polizia per reati contro il patrimonio.
I fatti si sono svolti a Bussolengo lungo la via Catullo, quando il giovane marocchino alla vista della pattuglia dei carabinieri ha tentato di allontanarsi repentinamente a bordo del suo furgoncino. Tale comportamento sospetto ha attirato l’attenzione dei militari che hanno proceduto pertanto a fermarlo immediatamente per poi sottoporlo a controllo. Il sospetto che E.J.A avesse qualcosa da nascondere, aumentava proprio in quel frangente poiché lo stesso manifestava una certa insofferenza, continuando a guardare nervosamente verso il proprio mezzo.
A quel punto, i carabinieri hanno deciso di procedere alla perquisizione del fermato e del suo mezzo che dava conferma alle sensazioni dei militari, i quali rinvenivano ben dodici dosi di cocaina confezionate con il cellophane, per un peso complessivo di circa 6 grammi, e la somma di € 420,00 di cui E.J.A. non sapeva spiegare la provenienza, pertanto, ritenendola frutto dell’attività di spaccio, è stata sequestrata insieme allo stupefacente. Ciò posto, l’uomo è stato dichiarato in arresto e quindi accompagnato presso gli uffici della Compagnia carabinieri di Peschiera del Garda per la redazione dei relativi atti.
Il Pubblico Ministero di turno alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Verona, informato dell’arresto, ha disposto di condurre il giovane presso la propria abitazione a Sona per permanervi agli arresti domiciliari sino alla celebrazione del processo per direttissima, fissato per questa mattina. Dopo la convalida dell’arresto, il rito si è concluso con l’accoglimento della richiesta dei “termini a difesa” avanzata dal legale ed il conseguente rinvio dell’udienza al mese successivo. E.J.A. veniva quindi rimesso in libertà ma con l’obbligo, come misura cautelare, di presentazione alla polizia giudiziaria.