Infortuni sul lavoro, a Verona un quarto delle morti bianche del Veneto.
Infortuni sul lavoro, a Verona un quarto delle morti bianche di tutto il Veneto: a denunciarlo è la Cgil di Verona, attraverso il segretario generale Raffaello Fasoli. Secondo i dati ufficiali dell’Inail aggiornati al 30 giugno 2022, Verona conta infatti circa un quarto delle denunce di infortunio mortale di tutto il Veneto (11 denunce nel 2021 a fronte di 40 denunce a livello regionale e altre 11 denunce nel 2022, a fronte di un totale di 47 denunce a livello regionale).
“Quest’anno nel veronese la tragica statistica ha conosciuto una drammatica accelerazione proprio nel mese di giugno, con 3 infortuni mortali nel giro di poco più di 24 ore – sottolinea Fasoli -. Altri casi di ribaltamento del trattore, cadute dall’alto, lavoratori schiacciati da carichi. Alla stessa data del 30 giugno risultano a quota 11 infortuni mortali anche Venezia e Vicenza.
E’ vero che ogni infortunio fa storia a sé, ma questi numeri indicano chiaramente l’esistenza di un problema “di sistema”, in Veneto in generale, e a Verona in modo particolare. Non sono tutte tragiche fatalità. Le dinamiche sono infatti ricorrenti: cadute dall’alto, schiacciamenti, ribaltamenti, investimenti. Se vogliamo fermare queste stragi occorre che ciascuno di noi (istituzioni, associazioni di categoria, imprese, sindacati, lavoratori) faccia la propria parte costantemente, sempre e fino in fondo, in termini di prevenzione e di diffusione della cultura della sicurezza, che deve partire fin dalle scuole”.
“La frammentazione del sistema produttivo – prosegue Fasoli -, particolarmente evidente nel settore agricolo e terziario dei servizi, richiede a tutti uno sforzo supplementare per creare cantieri e luoghi di lavoro sicuri. Una attitudine che, come messo in rilievo anche negli ultimi incontri presso la Prefettura di Verona, non può che partire dall’educazione nelle scuole. E poi naturalmente ci vogliono i controlli.
Gli investimenti di operai al lavoro su cantieri stradali non sono rari, nel 2015 e ancora nel 2017 e nel 2020 la Transpolesana è stata macchiata di sangue più volte. Infortuni sul lavoro in cantieri di lavoro o infortuni in itinere che ci raccontano di tragedie sempre uguali a se stesse, che hanno a che fare con strade stipate di auto e mezzi commerciali; sottovalutazione dei rischio; mancato rispetto del codice della strada, ritmi frenetici, carenze strutturali delle infrastrutture. Una situazione a cui insieme, istituzioni, imprese, sindacati, dobbiamo riuscire a mettere mano”.