Una riflessione sul mondo della scuola.
Ogni volta che in Italia si parla di scuola le resistenze strutturali ai cambiamenti sono fortissime. Per formare ragazzi abili a confrontarsi con le sfide del mondo universale digitale, senza perdere le caratteristiche di socialità e dignità della persona umana nel mondo moderno, occorre cambiare profondamente i programmi, la struttura degli insegnamenti e le finalità sociali che si vogliono ottenere al termine di un percorso scolastico.
La scuola deve essere per tutti ma non a tutti i livelli. Per chi può o chi è interessato a studiare la scuola deve essere una opportunità sostanzialmente libera anche come ascensore sociale. È oggettivo il fatto che a certi livelli non tutti ci possono arrivare. I campi professionali e tecnici devono essere più specializzati con corsi ristretti e mirati. Non credo sia doveroso costringere i ragazzi in un programma scolastico standard anche per uno specifico indirizzo. L’evoluzione delle prospettive di lavoro è troppo rapida rispetto alla struttura scolastica, e le attuali libertà lasciate alle strutture (istituti, gruppi di docenti o singoli docenti) non sono in grado di adattarsi alle mutazioni della società civile. Gli elementi culturali potranno essere acquisiti nel corso della vita a seconda dell’attività svolta in abbinamento alle attività lavorative territoriali.
L’insegnamento di base.
L’insegnamento di base deve essere fornito nei primi dieci anni, materna, elementari e medie, poi la specializzazione deve prendere il sopravvento. Poche ore settimanali teoriche e specializzazione ossequiosa delle attività prospettiche a cui mira la formazione richiesta. L’attuale Esame di Stato, se non eliminato, deve garantire professionalità ed impiego. Citare apoditticamente paralleli e comparazioni con altri sistemi internazionali per uniformare la cultura dei popoli è esercizio stupido, se servono interazioni culturali queste vanno coltivate nella generalità da chi persegue queste aspettative, mentre per il singolo l’eccellenza della specialità culturale dovrà dipendere, più che altro, da motivazioni personali o ad occupazioni lavorative effettive.
Se servono ingegneri edili o astrofisici o idraulici o tecnici di laboratorio o impiegati statali, la preparazione deve essere giuridicamente completata nel quinquennio delle superiori, lasciando più incisività nella formazione a certe specializzazioni teoriche e pratiche che potranno essere ottenute nell’eccellenza universitaria che dovrà essere, a questo punto, ridotta e contenuta a due o tre anni, salvo casi eccezionali. Ovviamente sono strettamente correlati i temi, strutture e docenti, qui non trattati ma che sono subordinati al tipo di scuola che si adotta. Il tema è vastissimo e queste poche righe dovrebbero servire solo a stimolare la discussione per un nuovo e profondo rinascimento scolastico territoriale liberale e concorrenziale.