Aumenti fino al 100% rispetto al 2021. “Alcuni florovivaisti pensano di non produrre stelle di Natale per quest’inverno: non è conveniente”.
Molte florovivaisti di Verona e provincia potrebbero interrompere la produzione di piante e fiori il prossimo inverno. Colpa dei rincari energetici, che stanno incidendo in maniera devastante sui bilanci. Confagricoltura calcola che gli aumenti previsti per la produzione florovivaistica del 2022 possano stimarsi almeno di un + 70% rispetto al 2021, con punte che rischiano di superare il 100%.
“Siamo molto preoccupati”, sottolinea Massimo Fontana, presidente dei florovivaisti di Confagricoltura Verona e titolare di Fontana L’arte del Verde a San Giorgio in Salici. “L’elettricità è alle stelle e tante imprese sono passate dal gasolio al gas, ritrovandosi a fare ora i conti con aumenti esorbitanti e un grande punto interrogativo sull’inverno che avanza. Come faremo a riscaldare le serre per la produzione dei fiori invernali, stelle di Natale in primis? Non c’è convenienza, a meno che non si ritocchino i prezzi in maniera molto significativa. Un’operazione impossibile da fare, dato che siamo già di fronte a un forte calo dei consumi, dovuto al ridotto potere d’acquisto delle famiglie. Per questo molti florovivaisti stanno riflettendo sull’opportunità di chiudere quest’inverno e non produrre le stelle di Natale, riaprendo in primavera quando le temperature saranno più miti”.
In Veneto le aziende florovivaistiche sono circa 1.500.
Oltre al rincaro dell’energia elettrica e dei carburanti per i trasporti, vanno a pesare anche quelli degli imballaggi: vasi, confezionamento di fiori freschi, sacchetti di terriccio, scatole e cassette. “Arriviamo da anni difficili a causa del Covid e adesso quest’altra botta rischia di essere fatale”, dice Fontana. “Oltre alle stelle di Natale, molte attenzioni sono necessarie anche per le piantine da orto e per la produzione di ciclamini e crisantemi. Se l’andamento sarà questo, non vedo possibilità di ripresa per il settore. Per i manutentori del verde va un po’ meglio, anche se c’è il problema della carenza di manodopera che pesa non poco. Fatichiamo a trovare giardinieri e gli italiani, sulla piazza, sono praticamente spariti”.
L’Italia è tra i principali produttori di piante e fiori dell’Ue e vanta una grandissima varietà grazie alle sue caratteristiche territoriali. Il settore florovivaistico, malgrado l’evidente flessione dovuta alla pandemia, rappresenta un valore alla produzione che supera i 2,6 miliardi di euro. Il saldo attivo della bilancia commerciale è di oltre 400 milioni di euro, per un totale di 27mila imprese che danno lavoro a più di 100mila addetti. In Veneto le aziende florovivaistiche sono circa 1.500, con un fatturato pari a 500 milioni.