Questione rincari, per il presidente del Veneto non c’è mancanza di prodotti.
Luca Zaia le chiama senza mezzi termini “le prove della speculazione”: in altre parole non esisterebbe mancanza di prodotti tale da giustificare i rincari. “Da un’analisi che ha condotto la Regione Veneto emerge che, viste le ridotte dimensioni del nostro import-export agroalimentare con Russia e Ucraina, attualmente non risulterebbe una mancanza di prodotto. Quello che invece mi preoccupa è l’andamento dei prezzi, figlio solo di speculazione: dallo scoppio del conflitto, le quotazioni alla borsa merci di Bologna, emerge che il mais costa il 40% in più, il frumento tenero segna +24%, il sorgo +24,6% e la soia fa +17%. Le autorità internazionali, che dovrebbero regolare l’efficienza dei mercati dai quali dipendono i prezzi locali, come mai non intervengono per fermare quella che è evidentemente solo speculazione?”
Così il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, commenta un’analisi effettuata da Veneto Agricoltura sull’andamento della produzione e dei prezzi nei primi mesi del 2022. A livello Italia le importazioni complessive provenienti dai due Paesi in guerra non raggiungono il 4% del valore, mentre le esportazioni non superano il 2% del totale. Per il Veneto le percentuali si riducono ulteriormente, visto che le importazioni agroalimentari dai due Paesi costituiscono appena lo 0,3% del valore totale importato (dati 2020). Tuttavia, per alcuni prodotti la quota delle importazioni raggiunge livelli considerevoli: è il caso dei semi di lino, di cui la nostra Regione importa una quota del 58% del totale dalla Russia, del sorgo (25,4%) e dei semi di girasole (8,3%) ucraini.
“Se per ora fortunatamente non c’è un allarme cibo, c’è però un allarme prezzi – puntualizza Zaia -. Le tensioni sui mercati globali delle principali commodities agricole si stanno facendo sentire anche a livello Italia, con un incremento dei listini e di conseguenza un aumento dei costi di approvvigionamento, sia che questi avvengano con prodotto interno, sia con quello proveniente da altri Paesi. Sommando queste impennate di prezzo a quelle già registrate lo scorso anno è facile prevedere ulteriori difficoltà per gli allevamenti zootecnici da latte e da carne. Se a questi rincari aggiungiamo l’incremento dei costi energetici, che sta già colpendo le produzioni in serra di orticole e floricole, è chiaro che il futuro non è roseo. Lo dico da settimane e lo ripeto: bisogna rivedere le priorità del Pnrr e la Pac in Europa, vanno aiutati con ristori coloro che hanno subito fermi produzione o cali di fatturato. Senza sovranità alimentare ed energetica, la ripresa è a rischio”.