Rapporto Gimbe: nuovi casi e ricoveri in picchiata.
Un quadro a due facce quello disegnato dal rapporto Gimbe di questa settimana, Da un lato, i numeri relativi a nuovi contagi e ricoveri ospedalieri che continuano a calare: in 6 settimane meno 61% ricoveri e meno 55% terapie intensive. Dall’altra il rebus vaccini: sarebbero ancora troppi, infatti gli over 60 ancora scoperti.
“Continua la riduzione dei nuovi casi settimanali – dichiara Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – che dimostra come gli effetti ottenuti grazie a 6 settimane di restrizioni stiano lasciando gradualmente il posto ai primi risultati della campagna vaccinale. Si rileva tuttavia una riduzione dei tamponi (-15% di persone testate rispetto alla settimana precedente), segno di un allentamento dell’attività di testing”.
Tutte le Regioni confermano comunque un trend in riduzione. “Ancor più netta – afferma Renata Gili, responsabile Ricerca sui servizi sanitari della Fondazione Gimbe – la riduzione della pressione ospedaliera che riflette l’effetto dei vaccini sulle categorie più a rischio». Tutte le Regioni rimangono sotto le soglie di allerta sia per l’area medica che per le terapie intensive, con una media nazionale al 19% per entrambe”.
Capitolo vaccini: “Oltre 4,5 milioni di persone ad elevato rischio di ospedalizzazione e morte sono ancora senza alcuna protezione vaccinale, riducendo la sicurezza delle riaperture, seppur graduali, aggiunge Cartabellotta. Che rimane comunque fiducioso: “Ad oggi – conclude Cartabellotta – la strategia del “rischio ragionato” sembra funzionare”.
In Veneto, al 19 maggio il 14,6% ha concluso il ciclo vaccinale, mentre il 34,5% ha avuto almeno una dose, contro una media nazionale del 32,9%. Sul “verde” tutti gli indicatori relativi a percentuale di casi positivi e posti letto occupati: nella settimana 12-18 maggio, il Veneto aveva 297 casi ogni 100mila abitanti, con una diminuzione del 35,8% rispetto alla settimana precedente, e una percentuale di occupazione dei posti letto, sia in area non critica che in terapia intensiva, del 9%.