Verona, i dati sulle pensioni elaborati dall’archivio statistico Spi Veneto.
A Verona le pensioni sono tra le più basse del Veneto, al di sotto della media regionale. E sbarcare il lunario diventa difficile. A dirlo sono i numeri elaborati dall’archivio statistico dello Spi Cgil Veneto sulle pensioni del settore privato, che secondo Adriano Filice, segretario generale Spi Cgil di Verona, “disegnano un quadro di grave criticità sociale. Anche a Verona, infatti – sostiene Filice in una nota del sindacato Spi Cgil – decine di migliaia di pensionate e pensionati veronesi sono costretti a vivere con importi di pensioni che gravitano pericolosamente attorno alla soglia della pensione sociale che per il 2021 è di 5.983,64 euro annui, pari a 498,63 euro al mese”.
Tutto questo proprio mentre il governo Draghi è impegnato a sbrogliare il tema pensioni. I numeri, dicevamo: nel territorio scaligero, senza contare i pensionati del pubblico impiego, vengono erogate ogni mese 260.580 pensioni che corrispondono a circa 200.446 pensionati o pensionate per un importo medio di 992,63 euro per ogni pensione, sensibilmente inferiore alla media regionale che è di 1.002,72 euro (a far peggio sono soltanto Rovigo e Belluno).
“Ben il 64% delle pensioni erogate, 167.350 in cifra assoluta, sono pensioni “povere” – sostiene la nota firmata da Adriano Filice – cioè al di sotto dei mille euro al mese. Si dovrebbe anzi dire poverissime, dal momento che l’importo medio in questa fascia è di appena di 526,73 euro al mese. Sebbene tale cifra non si discosti tanto tra maschi e femmine, nella fascia più bassa delle pensioni le donne sono enormemente più rappresentate che gli uomini: l’82% delle pensionate sono infatti pensionate “povere” o “poverissime”, mentre i maschi pensionati che percepiscono meno di mille euro al mese sono “solo” il 42%. In termini assoluti si stima che tale condizione di criticità a Verona e provincia coinvolga 91.472 pensionate e 37.300 pensionati per un totale di 128.731 cittadini”.
Il risultato è che molti cumulano più di una pensione, dal momento che, sempre stando alle medie, ad ogni pensionato corrispondono circa 1,3 pensioni. Nel caso delle donne più spesso è la pensione di reversibilità del marito. La fascia “alta” delle pensioni (sopra ai mille euro al mese) appare di esclusivo dominio degli uomini che percepiscono in media 1.345,05 euro (dato lievemente superiore della media regionale che è di 1.355,24 euro). In totale i pensionati maschi a Verona sono 116.169, pari al 45% dei pensionati.
Anche qui, tuttavia, le medie si scontrano con significative differenze territoriali: le pensioni più alte le troviamo infatti nel capoluogo, Verona, che ovviamente è anche un importante centro amministrativo; nella zona della Valpolicella e nell’entroterra gardesano dove c’è una tradizione di lavoro salariato in settori forti e trainanti come quello del marmo; nell’est Veronese, anche questa area vasta ricca di attività imprenditoriali; mentre gli importi sono mediamente più scarsi nella Bassa veronese e decisamente inferiori nelle aree montane della Lessinia. L’importo medio di una pensione femminile è invece di appena 709,14 euro e le donne sono il 55% dei pensionati veronesi.
“Come Spi Cgil – conclude Filice – insieme ai sindacati dei pensionati di Cisl e Uil promuoviamo una riforma delle pensioni che tenga conto delle difficoltà concrete delle persone, sia nel senso di sostenere il reddito delle pensioni più basse, ad esempio con la richiesta della quattordicesima mensilità, sia nel favorire il pensionamento delle categorie deboli come caregiver, disoccupati lavori gravosi o usuranti attraverso meccanismi di uscita dal mondo del lavoro che non siano troppo penalizzanti sui già modesti assegni. Per i giovani occorre prevedere una pensione di garanzia a copertura dei buchi contributivi indotti da un mercato del lavoro che negli ultimi decenni è fortemente orientato alla precarietà”.