Verona, studio archeologico rivela la presenza di ossa sotto l’arca di Mastino.
Una camera sepolcrale sottostante l’arca di Mastino II, vicino ai palazzi Scaligeri, in cui sono custoditi numerosi reperti ossei riconducibili, probabilmente, alla Signoria Scaligera. E’ questa la principale novità messa in luce dalla recente indagine scientifica digitale effettuata sull’Arca di Mastino II, appartenente alle Arche Scaligere, il monumentale complesso funerario della famiglia Della Scala.
Il rilievo tridimensionale dell’arca, utile alla progettazione dell’intervento di restauro del monumento, è stato donato oggi al Comune dal Rotary Club Verona. Lo studio digitale, con mappa del degrado dell’Arca funebre, è stato realizzato dal Dipartimento di Ingegneria civile e architettura dell’Università (DICAr) di Pavia, proprio su commissione del Rotary Club Verona.
L’indagine dell’Università di Pavia, operata con strumentazione tecnologica all’avanguardia, ha consentito di mettere a disposizione del Comune la pianta e un rilievo tridimensionale dell’Arca, con caratteristiche di grande precisione, che hanno portato alla luce anche aspetti ancora poco conosciuti dell’imponente struttura funeraria. Tra questi, la camera sepolcrale sottostante l’Arca di Mastino II, in cui sono stati individuati numerosi reperti ossei, probabilmente riconducibili alla Signoria Scaligera. Una scoperta su cui sarà avviata, da parte degli archeologi della Soprintendenza, una verifica archeo-antropologica specifica.
“Un risultato frutto di un’ampia collaborazione fra istituzioni e competenze diverse – sottolinea il Soprintende Vincenzo Tinè –. E’ la conclusione della prima fase di studio di un generale progetto di intervento per la sistemazione dell’importante monumento funerario di Mastino II. E’ stata data visibilità a nuovi aspetti dell’Arca, che saranno oggetto di analisi da parte degli archeologi della Sovrintendenza. Oltre a raccogliere questa splendida documentazione di analisi digitale, infatti, la Soprintendenza si occuperà di verificare, capire e guidare il successivo intervento di recupero”.