Verona, la consigliera comunale Marta Vanzetto coinvolta nella vicenda di falsi vaccini.
Colpo di scena nella vicenda che ha coinvolto il medico Michele Perini, arrestato assieme a cinque complici con l’accusa di aver finto di vaccinare, in cambio di denaro, centinaia di pazienti (285 accertati), non solo veronesi, fornendo così falsi green pass. Ebbene, tra questi pazienti c’è anche la consigliera comunale di Verona Marta Vanzetto, eletta con i 5 Stelle, che si è autodenunciata alla Procura di Verona, ammettendo di aver ottenuto un falso green pass: “Ho fatto una cazzata”, avrebbe detto la consigliera al Corriere di Verona, raccontando la vicenda.
Lei, di professione avvocato, e il marito, carabiniere, si sarebbero recati dal dottor Perini il 3 dicembre scorso, per la prima dose, mentre la Vanzetto sarebbe tornata da sola dal medico il 23 dicembre per la seconda dose. Pochi giorni dopo, il 27 dicembre, secondo il racconto della consigliera pentastellata, la decisione di confessare tutto alla polizia giudiziaria. “Non ho mai scaricato la certificazione e non ne ho mai usufruito“, ha raccontato Marta Vanzetto, che non risulta indagata, al Corriere.
La polemica.
Quanto basta però per scatenare l’ira dei colleghi consiglieri comunali. “Chiediamo alla consigliera Marta Vanzetto un chiarimento e un segnale politico rispetto ad una vicenda che appare ingiustificabile nella sua gravità – scrivono i consiglieri dem Federico Benini e Stefano Vallani -. Il suo tentativo, suggellato da una autodenuncia, di cercare scorciatoie sul tema del green pass e dei vaccini, è censurabile non soltanto dal punto di vista etico. Con la sua condotta la consigliera può aver messo a repentaglio la salute dei colleghi consiglieri comunali e dei cittadini che hanno continuato ad interagire con lei sulla base del presupposto, rivelatosi non veritiero, che fosse in possesso di un green pass valido”.
“Siamo delusi – continuano -: il green pass è un documento espressamente richiesto ai consiglieri comunali per svolgere la loro funzione, e non risulta che l’autodenuncia alla magistratura sia stata accompagnata da una analoga autodenuncia al Comune. Ci auguriamo che almeno nelle occasioni in cui ha partecipato in presenza ai lavori del consiglio o delle commissioni comunali, la consigliera abbia avuto il buon senso di sottoporsi almeno ad un tampone. Abbiamo il massimo rispetto per chi non si vuole vaccinare, per pregiudizio o per scelta di vita, ma non possiamo accettare il comportamento di chi prova a violare o aggirare le regole di salute pubblica”.
E sulla questione interviene anche il consigliere di Verona-Sinistra in Comune Michele Bertucco: “E’ gravissimo che un rappresentante di una istituzione pubblica abbia cercato di aggirare la legge e il fatto che oggetto della manovra sia stata una finta vaccinazione contro il Covid rende il fatto ancora più odioso. Proprio nell’evoluzione della lotta alla pandemia è stato (e sarà anche in futuro) di grande importanza l’esempio che deve partire dalle stesse istituzioni. L’autodenuncia a carico della consigliera non lascia spazio a dubbi: essa significa che c’è stato un comportamento scorretto e sanzionabile, e che la conseguenza politica più logica in circostanze simili non può che essere le dimissioni.
Si tratta di un fatto molto grave anche sotto il profilo dell’etica: non si possono condurre le battaglie sulla legalità e poi avere dei contatti con una vicenda nella quale convergono alcuni dei reati più odiosi contro la pubblica amministrazione, dal falso in atto pubblico alla corruzione. Lungi da me qualsiasi giudizio sulla persona, ma mi auguro che la consigliera Vanzetto sappia trarre le conseguenze politiche”.