Verona e Veneto, contagi in aumento, rischio zona gialla: torna la paura a Nordest.
I contagi tornano a far paura: il Veneto ha sfondato il muro dei mille nuovi positivi in 24 ore, e in una settimana ha visto una crescita del 60.1%, come certificato dall’ultimo rapporto della Fondazione Gimbe, raggiungendo i 270 casi positivi per 100mila abitanti. A Verona, nella settimana dal 3 al 9 novembre, si sono registrati 93 casi per 100mila abitanti. E per diventare zona gialla bastano 50 casi per 100mila abitanti. Non solo: Verona è tra le 12 province nelle cui acque reflue è stata trovata la presenza della variante Delta del virus Sars-CoV-2, con molte mutazioni, comprese quelle della cosiddetta ‘Delta Plus’.
Fra le regioni nell’ultima settimana il Veneto ha registrato il maggiore incremento giornaliero di casi: 1.077. Seguito da Lombardia (1.066), Campania (959), Lazio (894), Friuli Venezia Giulia (650). Per ora, anche grazie ai vaccini, resta per fortuna sotto controllo la situazione negli ospedali: in questo caso i limiti della zona gialla sono fissati al 10% di occupazione delle terapie intensive e al 15% dei reparti di area non critica, e qui i numeri del Veneto sembrano per ora rassicuranti: 4% in area medica e 5% in area critica.
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Ma sono le previsioni per le prossime settimana a preoccupare. Anche perchè tutti gli osservatori sono concordi nel ritenere che il picco dei contagi sarà nelle regioni del Nordest. Il ministro Roberto Speranza ha escluso nuovi lockdown generalizzati, ma quello che non si può escludere sono eventuali restrizioni localizzate, se i numeri dovessero continuare a crescere.
La soluzione? I vaccini, prima di tutto. Ma anche qui i numeri remano contro, visto che nelle ultime settimane c’è stato un crollo nella somministrazione delle prime dosi, e la terza dose sta andando a rilento, con il rischio di lasciare scoperte proprio le fasce di popolazione più a rischio, a cominciare dagli anziani. Nel frattempo si torna a parlare di stretta sul Green pass. Tra le ipotesi allo studio del governo, vista ormai l’impossibilità di raggiungere la soglia del 90% dei vaccinati, anche quella di concedere il passaporto verde solo ai guariti e ai vaccinati. In quel caso, il tampone non basterebbe più.