Bussolengo, compiono un mese i saki dalla faccia bianca.
Hanno due giorni di differenza ma uno dei due, quando si trova a portata di un ramo adatto, già tenta di sganciarsi dal dorso della mamma per cimentarsi in un’instabile arrampicata. Aggrappato inerme tra le fronde però, con un bagaglio di esperienza di un mese di vita, il piccolo saki dalla faccia bianca perde presto sicurezza e si lascia trarre in salvo dalla mamma sempre allerta.
Nati al Parco Natura Viva di Bussolengo il 27 e il 29 maggio scorso, i due piccoli di scimmia sudamericana sono fratelli di padre, unico maschio del gruppo, ma figli di due mamme diverse. Difficile stabilire il sesso anche se un primo indizio li indica entrambi maschi: le folte chiome del loro reparto e la vita arboricola che conducono li nascondono spesso ad una vista esterna ma allo staff viene però in aiuto una caratteristica unica di questa specie. Già in questo primo mese di vita, nei due inizia a intravedersi l’inconfondibile maschera bianca sul volto presente nei maschi e assente nelle femmine, che si completerà del tutto al raggiungimento della maturità sessuale.
“I due piccoli – spiega Caterina Spiezio, responsabile del settore ricerca e conservazione del Parco Natura Viva – in questi giorni si stanno spostando dal ventre della mamma alla sua schiena, dalla quale sarà per loro più facile esplorare l’ambiente circostante sempre restando in sicurezza. Saranno ancora completamente dipendenti dalle mamme fino ai 5 mesi di vita ma continueranno ad essere accuditi finché non sapranno badare completamente a loro stessi”.
Originario del Brasile e di alcune aree del Venezuela, il saki faccia bianca vive nelle foreste pluviali nelle quali predilige l’abbondanza di alberi da frutto e fonti d’acqua. Seppure sia diffusa in un’areale piuttosto ampio, se non viene regolamentato il prelievo di individui finalizzato per lo più al commercio di esemplari, la specie diverrà minacciata secondo la classificazione dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (Iucn). “Per questo – conclude Spiezio – tutti i nostri individui sono inseriti nel Programma per le Specie Minacciate (Eep) dell’Associazione Europea Zoo e Acquari (Eaza) e il nostro obiettivo, per loro come per tutti gli altri, è di mantenere vivo un patrimonio genetico che la sesta estinzione di massa delle specie animali sta mettendo a rischio in natura”.