L’assessore regionale Corazzari interviene sull’emendamento alla manovra che consente di abbattere i cinghiali in città e aree protette.
Danni per 400mila euro ogni anno, solo nel Veneto, e oltre 200 segnalazioni: basterebbero questi numeri, a sentire l’assessore regionale alla Caccia e al Territorio Cristiano Corazzari, per giustificare le misure “anti-cinghiali” contenute nella manovra del governo.
Ma sulla questione insorge Veronapolis, attraverso le parole di Giorgio Massignan: “Questo emendamento va in contrasto con tutte le leggi a protezione della fauna selvatica, iniziando una forma di deregulation dei piani regionali di abbattimento. Dal 2023 sarà possibile sparare agli animali “nelle aree protette e nelle aree urbane, anche nei giorni di silenzio venatorio e nei periodi di divieto”. Sarà sufficiente che le Regioni autorizzino i “piani di controllo numerico” della fauna mediante abbattimento o cattura. Qui nel Veneto, con il partito dei cacciatori che procura voti all’attuale maggioranza, il risultato è, purtroppo, scontato”.
“E’ uno scandalo – prosegue Massignan – anziché intervenire con metodi scientifici ed etici, salvaguardando la biodiversità e l’ambiente, oltre alla sicurezza dei cittadini, si preferisce soddisfare gli istinti dei cacciatori e gli interessi dei fabbricanti d’armi. Speriamo che l’Unione europea blocchi questa nefandezza”.
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L’assessore regionale.
Ben diverso il parere dell’amministrazione regionale del Veneto. “Non si tratta di attività venatoria indiscriminata, ma di permettere abbattimenti selettivi per dare una risposta efficace al problema cinghiali che ha investito anche parchi e aree urbane generando gravi problemi di sicurezza – sostiene Corazzari -. I cinghiali nei centri urbani sono un pericolo per cittadini e automobilisti e in questo senso va l’intervento del governo, un intervento del resto che come Regioni nell’ambito della Conferenza delle Regioni chiedevamo con forza”. Così l’assessore regionale commenta l’approvazione in commissione bilancio alla Camera dell’emendamento alla manovra economica che consente di contenere e abbattere ungulati anche in aree protette e in città per motivi di sicurezza stradale.
“Non è un via libero indiscriminato alla caccia, è un’attività controllata, selettiva ed è la risposta che le Regioni chiedevano rispetto a un grave problema di sicurezza legato anche al diffondersi della peste suina – aggiunge Corazzari –. Come Regione del Veneto siamo intervenuti con l’approvazione di un piano di controllo regionale ma non basta, e ricordiamo tutti i titoli di stampa che raccontavano dei cinghiali a ridosso delle nostre città. In più ogni anno abbiamo 200 segnalazioni per danni dovuti al solo cinghiale per una cifra totale di oltre 400 mila euro, l’equivalente di un terzo del totale dei danni da fauna periziati”.